Intervista a Michele Monaco - Responsabile Nazionale FIBIS Sezione Pockets

Il 19 Luglio 2017, data delle finali del campionato Italiano di pool che si svolgerà allo Stadio Olimpico di Roma, dove si decreteranno i Campioni assoluti e di specialità di tutte le categorie del pool, è ormai vicinissimo.
Ma prima di questo evento abbiamo voluto fare delle domande alla persona che negli ultimi anni con i suoi sforzi ha fatto si che si potesse giocare in una location così prestigiosa, e che a nostro parere ha manovrato il timone del “movimento pockets” nella giusta direzione.
  • Michele Monaco, responsabile nazionale della sezione Pockets FIBIS, gestore di sala, istruttore federale ed anche ottimo giocatore di pool. Ci siamo dimenticati qualcosa?
Beh in effetti si, sono anche consigliere federale per quanto riguarda il biliardo, ma ovviamente c’è anche altro oltre il panno verde… o azzurro vista la tendenza degli ultimi anni, nei miei interessi.

  • Cosa ti ha spinto a candidarti alla guida della sezione pockets, e da quanto tempo ricopri questa carica?
Mi ha spinto a candidarmi tutto quello che ho vissuto nei 20 anni di biliardo antecedenti alla mia candidatura. 
La mala gestione in primis: poca chiarezza, nessuna programmazione in ottica futura e soprattutto volevo vedere al di là delle tante chiacchiere che avevo sentito e che mi avevano propinato i miei predecessori e i tanti polemici seriali di cui, tra l’altro in qualche occasione, ho fatto parte anche io. In sostanza mi sento di dire che ho smesso di lamentarmi ed ho cercato di fare qualcosa per lo sport che pratico e amo. 
Lo faccio ormai cinque anni, questo mi è sembrato il modo più indicato per darmi da fare.
  • Puoi darci qualche numero sui tesseramenti e le partecipazioni in questi ultimi anni e se ci sono le stime per le prossime stagioni?
Quando sono entrato a far parte della FIBIS, il numero dei tesserati della sezione pool era ridotto ai minimi storici, circa trecento tesserati
La mia prima intuizione è stata quella di creare una sezione pocket che raccogliesse tutti i giochi sui biliardi a buche, in modo da creare una sezione più forte e di peso in seno alla Federazione. Questa enorme varietà di discipline e biliardi differenti non permette a tutti gli appassionati di identificare “il biliardo” come un'unica disciplina sportiva, dividendoli in tanti gruppi sigle e federazioni: pool, snooker, palla otto cinese, piramide Russa, carambola, 5 birilli, boccette, 8-15, palla otto Inglese, biliardo artistico, bar table ed altro ancora, questa è solo la mia idea personale. Si può dire che abbiamo fatto un bel balzo in avanti, i numeri ce lo confermano senza dubbio, ma si parla ancora di briciole rispetto al vero potenziale della sezione, che vanta milioni di amatori. L’obiettivo successivo sarà quello di fare in modo che questi milioni di amatori si avvicinino al biliardo agonistico, e quindi occorreranno più centri sportivi e persone qualificate ad insegnare questo sport, non solo quello giocato ma anche come viverlo e praticarlo. 
Occorre sottolineare inoltre che questo aumento è stato ottenuto in un momento di regressione generale di tutto il paese schiacciato dalla crisi economica, e questa è senz’altro una nota positiva.
  • La novità più importante di questa stagione è stata sicuramente la reintroduzione della categoria Nazionali. Perché questa scelta e quali ulteriori cambiamenti dobbiamo aspettarci nelle prossime stagioni?
Una delle prime cose che ho notato quando sono diventato responsabile nazionale è stata l’errata distribuzione delle categorie. Per darvi un’idea, indicativamente il 50% degli atleti era Serie A, il 35% Serie B e il restante 15% Serie C. 
Ragazzi, non serve essere un esperto per capire che la piramide sportiva deve essere esattamente al contrario di quello che avevamo noi, che sembrava più un imbuto dentro al quale stavamo soffocando. 
Nei primi anni abbiamo fatto una programmazione che riportasse gli equilibri nel modo giusto, prima cercando di creare attività regionale per tutte le categorie e in particolar modo per la serie C. 
Solamente dopo aver stabilizzato le categorie in quattro anni si è passati alla fase successiva, cioè quella di creare il vertice del movimento, la categoria dei Nazionali che si completerà nei prossimi due anni, nella stagione 2018/2019. 
A quel punto potremmo dire di avere una piramide sportiva come si deve.
  • Far ripartire il movimento dalla base, incentivando e promuovendo attività dedicate ai giocatori amatoriali e dilettanti, nella speranza che in pochi anni si riesca ad ampliare notevolmente il volume di gioco e di iscritti alla federazione … o dirottare le risorse disponibili verso la cima, nel tentativo di creare un circuito “professionisti” che possa trainare la base?
Diciamo entrambi. La categoria dei Nazionali avrà sempre un montepremi minimo garantito, la visibilità sulle finali RAI, la possibilità di partecipazione ai campionati europei e mondiali, spesati dalla federazione. 
Per le categorie minori sono dedicati campionati regionali low cost e prossimamente anche provinciali, la tessera a 10 euro al primo tesseramento assoluto fatta in esclusiva per la sezione pocket su mia richiesta e che porta le spese di partecipazione totali per una Serie C alla prima esperienza sotto gli 80 euro annui, ma soprattutto l’evento delle finali del campionato Italiano allo Stadio Olimpico, che ha portato sotto un'altra ottica il biliardo sportivo, soprattutto nelle persone che praticano solo per hobby questo sport, ed ai familiari di chi lo pratica.

  • Per la categoria Nazionali sono state previste solo quattro prove annuali, cioè una per specialità ed una prova finale per l’assegnazione dei titoli. Una prova ogni due mesi circa, non sarebbe opportuno aumentarne il numero per dar loro la possibilità di confrontarsi con più costanza?
Beh, Io la vedo in maniera leggermente diversa, mi spiego meglio: la stagione sportiva dura da novembre a luglio. 
I Nazionali fanno quattro gare, una per specialità, più le finali che sono come altre quattro gare, in quanto faranno sempre una prova per ogni specialità. 
E poi ci sono sette Eurotour di cui due in Italia, innumerevoli open privati in Italia e all’estero a cui possono partecipare, campionati a squadre regionali. 
Dunque non credo che il problema sia la mancanza di possibilità di giocare o confrontarsi, per come la vedo io, il campionato Italiano dovrebbe essere solo uno dei tanti obiettivi per la categoria Nazionali, non il solo.
  • Oggi in Italia ci ritroviamo in una situazione in cui abbiamo molti buoni giocatori, qualche ottimo giocatore, pochissimi fuoriclasse e nessuno in grado di competere con costanza in campo internazionale. Se c’è una soluzione al problema, qual è?
La risposta a questa domanda non è semplice. Posso dire come la penso io, ma non vuol dire che sia esatto. 
Diciamoci la verità ragazzi, non siamo mai stati ai vertici mondiali ed europei del biliardo. Basta fare una percentuale di gare disputate sui risultati ottenuti, salvo qualche raro caso di giocatori che hanno fatto grandi sacrifici economici e personali per potersi confrontare, sforzi non sostenibili per troppo tempo senza l’aiuto di sponsor o della Federazione, soprattutto in assenza di risultati sportivamente ed economicamente appaganti. 
Inoltre, mentre noi in passato stavamo “barcollando” nella nostra organizzazione, in altre nazioni che erano già più avanti di noi hanno dato via ad iniziative che hanno portato a creare giocatori più completi e competitivi dei nostri. 
La soluzione c’è ma non è semplice da mettere in atto. Vi parlo in termini pratici: ci sono diversi modelli da seguire. Prendiamo ad esempio i tre che hanno avuto più crescita e risultati negli ultimi anni: Olanda, Russia e Polonia. L’Olanda e la Russia hanno fondi statali sufficienti per garantire ai giocatori più affermati ed ai giovani più promettenti una sorta di stipendio mensile per poter praticare il biliardo a tempo pieno, oltre ai premi al raggiungimento di medaglie europee. 
La Polonia invece ha dato via ad un progetto scolastico più riproducibile con i nostri mezzi. 
Non a caso una delle prime cose su cui abbiamo puntato è la creazione di istruttori qualificati, grazie al prezioso aiuto di Gianni Campagnolo che da anni è istruttore EPBF e creatore della “Swiss Pool School”. 
Da qui il pool ha potuto aderire al progetto scuola realizzato da FIBIS e approvato dal ministero dell’istruzione. 
Oltre che per aderire al progetto scuola, avere istruttori qualificati è importante per avvicinare appassionati al mondo agonistico e per progredire velocemente, che vuol dire salire di livello tecnico.
  • Quanta responsabilità hanno avuto le Federazioni, quanta i CSB e quanta gli atleti in questo decadimento del gioco che ha portato ad ampliare la forbice tra i valori Italiani e quelli Europei?
Ci sono delle responsabilità che ognuno di noi, a partire dai vertici fino ad arrivare ai giocatori delle categorie inferiori, non ha preso. 
Perciò se devo dire la mia, dividerei a metà le responsabilità. La federazione raramente ha curato il settore pool, spesso affidato a persone non preparate o poco interessate allo sviluppo del movimento e di più al gestire una possibilità di guadagno sul movimento. 
E poi ci sono state anche persone molto valide ma che non sono state lasciate lavorare in pace. Spesso stufi delle critiche feroci degli atleti e dell’ambiente non facile, hanno abbandonato. Chissà, se li avessero lasciati lavorare, ora magari saremmo messi meglio. 
Alcune volte mi sento dire “ma a pool si gioca da trenta anni in Italia”, rispondo dicendo che per quanto mi riguarda si gioca da quattro anni. 
Quello che ho trovato io erano solo macerie, e direi che non siamo messi male dopo quattro anni, ma a tutti quelli che ora volessero chiedermi quanto ancora ci vorrà per completare il mio programma posso rispondere solo che ci vorrà ancora molto per raggiungere il risultato che mi sono prefissato.
  • Un altro problema che affligge la sezione Pool è la costante diminuzione delle adesioni alle gare nel corso della stagione. Solitamente si parte con dei volumi ampi che vanno a sgonfiarsi gara dopo gara, come se l’entusiasmo iniziale si perda rapidamente. La federazione sta facendo qualcosa per limare questo problema?
Il calo di partecipazione alle gare a punti è fisiologico. Iniziando da 0 tutti gli anni è normale che c’è chi dopo due o tre prove andate male pensa di non poter più raggiungere la qualificazione e di conseguenza abbandona, a mio avviso erroneamente. Confrontarsi per migliorarsi fa sempre bene. 
Le novità le abbiamo già inserite da questa stagione, ed alcune erano in uso da quattro anni, come ad esempio la percentuale di qualificati in base alla partecipazione. 
Più persone partecipano a tutte le prove e più sale la percentuale dei qualificati alle finali. Allargando il target ci sono meno abbandoni in corsa. 
Altra novità che andrà via via sostituendo la percentuale di qualificazione sono i play off extra spot finali, inseriti da questa stagione, ai quali accederanno tutti gli atleti non qualificati che abbiano fatto almeno 5 prove. 
Mi sembra un ottima iniziativa contro il calo delle partecipazioni. Ovviamente ragazzi bisogna saperlo, bisogna aver letto il programma sportivo ad inizio stagione: ci sono giocatori che a marzo ancora mi dicono “ ma io non lo sapevo”. 
Dobbiamo fare tutti un piccolo sforzo in più per il bene comune.
  • Istruzione, didattica e coaching. E’ evidente che questi aspetti non possono più essere tralasciati se l’obiettivo è quello di alzare il livello di gioco Italiano per avvicinarlo a quello internazionale. Vi state muovendo anche per migliorare questi aspetti?
Si esattamente! Poco fa ti stavo parlando del bisogno di avere istruttori qualificati, beh una delle prime cose che ho curato è stata proprio quella di formare degli istruttori federali qualificati. 
Le sale biliardo di nuova generazione devono avere tutte un istruttore federale, come ad esempio il 147 Billiard Academy di Genova e il Pool Planet di Messina. Direi che queste due sale sono il prototipo di quello che vorrei fossero i CSB nel prossimo futuro. 
Un altro fattore importante è il modo di concepire il biliardo sportivo da parte degli appassionati in Italia. 
Se lo si vuole davvero considerare uno sport e quindi sentirci dei veri sportivi bisogna anche essere coerenti ed agire di conseguenza, ma ad oggi pochi giocatori si allenano come si dovrebbe per migliorare il loro gioco, come invece avviene in ogni altra disciplina che si vuol fare a livello agonistico. Questo divario è dovuto in parte anche alla percezione del biliardo nel nostro Paese.
  • Cosa manca alla sezione pool per fare un reale salto di qualità?
Mancano molte cose e tutte di non rapida attuazione: visibilità di massa tramite TV, web TV e sponsor, per i quali tra l’altro è partito un progetto generale FIBIS per il procacciamento di sponsor. 
E poi strutture fisse dove ospitare gare nazionali ed internazionali ed almeno un centinaio di CSB affiliati che producono giocatori.
  • Una previsione per il futuro del pool italiano?
Ragazzi, il pool italiano può solo migliorare. Abbiamo fatto grandi passi in questi ultimi quattro anni, ma siamo appena ai primi piani di un grattacielo da costruire.
  • Se strofinando una lampada ti apparisse davanti un Genio capace di esaudire all’istante tre desideri ma tutti legati al mondo biliardo, cosa gli chiederesti?
Senza dubbio per prima cosa chiederei che il biliardo vada alle Olimpiadi. Sarebbe il primo passo per sdoganare questo nostro sport e far cambiare la percezione, soprattutto ai non addetti ai lavori. Ora ci sono delle buone possibilità con pool, snooker e il neo avvento del palla8 Cinese che, tra l’altro, vanta un’organizzazione e dei montepremi invidiabili da tutte le altre discipline, ha milioni di appassionati in Cina ed è un gioco in se molto affascinante. Poi chiederei di avere un giocatore o giocatrice campione del mondo di pool e…la pace nel mondo.. del biliardo ahahahah!
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fonte: niceshotcafe.com
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Responsabile Nazionale Sezione Pool
Michele MONACO
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